Nella mitica
epopea di Gilgamesh, Utnapishim,
saggio re e sacerdote protetto dal dio Ea,
offre da bere ai carpentieri impegnati
nella costruzione della nave
della
salvezza dal diluvio universale,
offrendo vino "come se fosse acqua di
fiume".
Una testimonianza, questa,
che anche l'antichissima civiltà
babilonese
conosceva la bevanda che dà l'ebbrezza.
Come in Babilonia, anche in
Giordania, in Palestina
e in Egitto si sviluppò la coltivazione della vite,
iniziata già tremila anni prima di Cristo.
In Egitto, nello specifico, era tale
l'importanza spirituale
del vino, che esso veniva consumato soltanto in
occasione
di specifiche cerimonie religiose.
Tuttavia, alcuni geroglifici
risalenti al 2500 a.C.
testimoniano l'uso della bevanda anche fuori
da contesti
strettamente religiosi.
Dall'Egitto, il percorso del vino
ci conduce nella
nascente civiltà greca,
strettamente legata ad una divinità,
originaria in
qualche modo dell'area mesopotamica,
cui i Greci attribuiranno la scoperta,
o
meglio la "creazione" del vino: Dioniso.
In Grecia, e soprattutto con
il culto di Dioniso,
il vino diventa veramente nettare degli dei.
La bevanda,
che ancora oggi è considerata
fonte di verità dalla saggezza popolare,
è
infusione di energia vitale;
una vera e propria pozione magica,
quella che
permise ad Odisseo di sconfiggere il Ciclope.
Quella pozione magica, che
richiede grandi conoscenze,
e soprattutto grande passione,
per essere
adeguatamente riprodotta,
e tramandata di generazione in generazione.
Con grande piacere ospito nel mio blog